In cosa consiste la programmazione neurolinguistica
La programmazione neurolinguistica si fonda sull'ipotesi che il comportamento umano sia determinato in larga parte da reazioni inconsce agli stimoli.
Prendendo consapevolezza di queste dinamiche, e soprattutto osservando attentamente "i migliori" in ciascun campo, cioè altre persone che consideriamo capaci di rispondere positivamente alle circostanze anche negative in cui si trovano, è possibile rintracciare quegli schemi positivi di comportamento che consentono a queste persone di reagire agli stimoli con successo.
Secondo la programmazione neurolinguistica, è inoltre possibile per chiunque imparare dai migliori ricostruendo, attraverso l'osservazione, le loro mappe cognitive e le loro strategie di risposta ai problemi, così da poterle utilizzare e migliorare le proprie doti comunicative, decisionali, di adattamento e di risposta ai problemi.
È in questo senso che va intesa la parola "programmazione": modifica consapevole e strategica delle proprie reazioni.
PNL: una pseudoscienza?
Il termine "programmazione neurolinguistica" è stato coniato negli anni '70 da un ristretto numero di studiosi di psicologia, linguistica e scienze computazionali operanti nell'ambito delle scienze comunicative e della psicologia della Gestalt. Tuttavia, essi non hanno portato avanti la ricerca sulla programmazione neurolinguistica secondo un metodo scientifico, quindi la teoria non è mai stata provata. Essa non è riconosciuta da professionisti e studiosi di psicologia, tanto che svariate associazioni scientifiche illustri l'hanno definita una pseudoscienza.
In effetti, molti fra gli stessi praticanti di PNL attualmente sostengono che la programmazione neurolinguistica non sarebbe adatta a curare disturbi e patologie psichiche, ma ciò non toglierebbe validità al metodo per altre applicazioni: la PNL, infatti, sarebbe comunque un utile strumento per migliorare le capacità dell'individuo sfruttandone il potenziale inespresso.